ROMA
Dicembre 1956
Fausto Parentela è ancor giovane ma ha già raggiunto quella perfezione del colore e del disegno che gli consente di allinearsi tra i pittori più dotati del nostro tempo.
...non esitiamo a dire grazie all’amico Fausto Parentela per il godimento che egli ci ha dato, un bravo di cuore per la perizia dimostrata, per la sincerità e verità del suo linguaggio pittorico.
Il Parentela, se non è proprio una rivelazione, è certamente un pittore che sa il suo mestiere.
Gazzetta del Sud
30 Dicembre 1956
Fausto Parentela, mirabile paesaggista, pittore dal gusto popolare, uno schietto interprete del paesaggio calabrese; i suoi non sono tormentosi e tormentati soggetti psicologici, ma delle serene rappresentazioni della vita quotidiana di provincia.
IL GIORNALE D’ITALIA
22 Dicembre 1956
I dipinti del Parentela danno una indicazione sicura di questo ancor giovane artista catanzarese e del suo mondo creativo.
LA CALABRIA
15 Agosto 1971
Ammirando le opere del Parentela,abbiamo dovuto riconoscere in Lui un artista autentico da non confondere con gli imbrattatele. Da ogni suo quadro traspare una carica poetica, un acuto spirito di osservazione, una scelta di soggetti, che sono la manifestazione di una raffinata sensibilità.
NUOVI ORIZZONTI
Gennaio 1972
....e Fausto Parentela, che della terra di Catanzaro ha nello sguardo assorto tutta la nostalgia, ha reso lo stato d’animo suggestivo con la sua mano d’Artista, nel riprodurre e fermare sulle molte tele di ieri e di oggi, esposte alle diverse Mostre d’Arte, i paesaggi dell’eterno alternarsi di elementi, in una tecnica pittorica studiata ed accurata nonché in un verismo di colori creati per un sentimento di passionale espressione del bello.
Il Quadrante delle Arti Rivista d’Arte
Giugno 1972
Abbiamo avuto modo di conoscere il pittore Fausto Parentela in occasione della sua mostra antologica a Napoli alla Galleria “San Giacomo”. Ci ha colpito la modestia, la serietà dell’espositore che pur ha al suo attivo un curriculum ricco di soddisfazioni e di riconoscimenti.
In oltre quarant’anni di attività, Parentela ha dato motivo di interessamento alla critica qualificata che ne ha sottolineato le notevoli capacità. Fausto Parentela, abile nel paesaggio, si fa maggiormente apprezzare quando, con sentimento, dedica la sua operosa attività a cantare il paesaggio calabrese. Nato a Catanzaro ove vive (è deceduto nel 1992 n.d.r.), Parentela è artista che emoziona sia che interpreti un paesaggio, sia che si chini su di una natura morta o che dia vita ad una figura umana.
Corriere della Sera
Agosto 1978
Raramente nell’arte della pittura si raggiunge il capolavoro, quando ciò avviene nasce la vena artistica di Fausto Parentela, l’uomo che ben si inserisce nell’armonia dell’universo che lo circonda.
IL PICCOLISSIMO
del 22 maggio 1992
Vasta fronte, guance scavate, occhio acuto sotto folte sopracciglie, baffi, basettoni e capelli lunghi, un fazzoletto colorato al collo, fisico magro asciutto. Così ho ricordo di Fausto Parentela, che il 29 aprile, a 77 anni, ha concluso, nella sua casa a due passi dallo stadio di Catanzaro, un’esistenza dedicata all’arte, alla pittura. La figlia che per telefono mi comunicava la mesta notizia, mi ha detto che sono circa duemila (oli, tempere, acquarelli, sanguigne, carboncini, china) i “pezzi”, la grande ricchezza che lui ha lasciato appesi alle pareti di casa, nei tiretti, negli armadi, nelle casse... A due passi da casa aveva lo studio. Là lo andai a trovare la prima volta, dopo ch’era venuto a casa mia accompagnato da un comune amico e m’aveva conquistato con discorsi che rivelavano un animo buono, sincero, generoso.
Lo vidi al lavoro, di fronte al cavalletto, e pareva officiasse un rito religioso, così gli coniai la denominazione di “sacerdote d’arte” che lo fece contento e me lo rese amico devoto ed affettuoso. Era cortese fino ad imbarazzarti, non sapevi come “reagire” per frenarlo. Come quella volta che m’incontrò all’ingresso dell’ Upim mentre entravo per i regali di Natale alla mia primogenita. Mi vide interessato ad un LP di favole, pretese ostinatamente di pagarlo lui. Sessant’anni da pittore (evitava fin che gli era possibile di presentarsi, quando non era necessario, con la qualifica di funzionario del Genio civile che rivestiva), un’intera esistenza a riempire di colori e disegni superfici di tela o di carta col frutto di una fantasia inesauribile, vulcanica addirittura, ogni giorno come un rito, come un prete che deve celebrare la sua messa quotidiana in qualunque condizione si trovi.
Avrebbe meritato, Fausto Parentela, il premio non solo della qualità, ma anche della perseveranza; ma la fortuna non lo visitò mai, non gli fece mai un gesto di amicizia vera e quel poco di alloro di cui riuscì a coronarsi la fronte, Fausto lo dovette solo a se stesso, al suo sacrificio, perché fu come il rostandiano Cirano de Bergerac, che poteva ben dire a voce alta e a fronte scoperta di non conoscere gli inchini servili e le scappellate ipocrite ai potenti e di ritenersi soddisfatto “di salir anche non alto / ma salir senza aiuto”! Sincero ed onesto anzitutto con se stesso, Fausto Parentela, appunto perché non inseguiva glorie ma “pittava” perché non poteva farne a meno avendo la mente piena di immagini e nelle vene la febbre della creatività, rimase sempre coerente al bello tradizionale, al vero come lo coglie l’occhio; non si lasciò tentare da nuove culture, da avanguardie, da “ismi”, parlò il linguaggio universale capito da tutti sebbene donasse uno stile interpretativo, la pennellata personale alle cose che ritraeva, figura, paesaggio o natura morta; preoccupato solo di riuscire a coinvolgere l’osservatore, prenderlo di peso e trascinarlo in quel suo mondo colorato grondante romanticismo, commuoverlo regalandogli generose sensazioni e vibrazioni e, senza traumatizzarlo, farlo passare dalla realtà al sogno e viceversa.
di Sharo Gambino