FAUSTO PARENTELA
ovvero
una vita per la pittura
di Sharo Gambino |
Conoscevo Fausto Parentela solo di nome; poi una sera, me lo vidi piombare a casa. Alto, scarnito, prese a parlarmi d'arte, di pittura, ed aveva nella voce tanta foga e nei larghi gesti delle braccia - tra le dita l'immancabile sigaretta, minuscolo turibolo - tanta passione che, chissà come, alla mente mi venne l'immagine d'un sacerdote celebrante un sacro rito. Mi impressionò e volli andare a Catanzaro, nel suo studio, a trovarlo, per verificare se la realtà corrispondeva all'immagine che egli mi aveva suggerito. Mi trovai di fronte ad una produzione davvero sbalorditiva: centinaia e centinaia di quadri e quadretti ad olio, a tempera, ad acquarello; e poi disegni a matita e in bianco e nero... Tutta una vasta produzione che non poteva essere che il frutto di lunghe giornate di meditazione, di amore, di lavoro impegnato. Mi apparve chiaro: Fausto Parentela sta spendendo tutta la propria esistenza fare il sacerdote dell'arte, è come una vestale che cura a tener vivo il sacro fuoco. E lo fa con tutta la sincerità possibile, con tutta umiltà, schivando i rumori e le zuffe che agitano il mondo degli artisti, pago soltanto di proiettare sulla tela il mondo fantastico, la poesia, i grandi silenzi che sono nella sua anima. Dipinge per se stesso, fino alle ore piccole, talvolta dimentico persino della propria famiglia, perché gli pare che non gli basterà mai il tempo per terminare compiutamente il lungo discorso cominciato fin da ragazzo. Quello che stupisce è come quasi nessuno fino ad oggi si sia accorto della presenza di Fausto Parentela; ed è, purtroppo, con lui confermato quel che scriveva l'Oriani e cioè che è la fortuna a mandare avanti tizio o caio. A Parentela è mancata la fortuna, fino ad oggi. Ma ora è tempo che la bendata si affacci nella sua giornata di artista.Tutte quelle tele hanno tutto il buon diritto di essere conosciute, ammirate ed apprezzate perché hanno un messaggio da dettare: in un mondo inquinato - e non solo materialmente - i colori puri, tersi, trasparenti di Fausto Parentela, le sue prospettive aeree, quelle lontananze, sono un invito a tornare alla vita pura e semplice che la natura ha creato per l'uomo e che l'uomo ha finito col dimenticare. L'uomo ha dimenticato la poesia della campagna, delle tranquille marine, la dolcezza di certe ore della giornata che invitano al raccoglimento ed alla meditazione per ritrovare se stessi, per sentirsi in pace con se stessi e il resto degli uomini. Parentela invita a questa riflessione; e lo fa con un discorso magico, fascinoso, con un canto di sirena che si traduce in pennellate lievi grondanti colori attinti direttamente dalla natura, che non pare siano materia, ma luce del sole assorbita e fatta propria dalle cose.
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FAUSTO PARENTELA
pittore
onesto e genuino.
di Cesare Mule' |
La civiltà si nutre di memoria e così cresce. La memoria anima la vita ed una città che non onora i suoi eroi civili, è soltanto un insieme di palazzi e di strade ma non una comunità vitale fiduciosa nel futuro. Così oggi viene pagato un debito a Fausto Parentela, pittore che cavalca l'onda lunga del tardo Ottocento e che coglie le prime avvisaglie del Novecento. Gratitudine per questo recupero bisogna esprimere al figlio Aldo, trepido estimatore che per lunghi anni ha sperato di poter allestire una mostra decorosa e riparatrice, e custode amoroso. Fausto Parentela appartiene ad una famiglia d'arte: sono noti Guido ed Eugenio (calligrafico il primo quanto irruente l'altro) ed il giovane Mario, ardito esploratore di nuovi contenuti e più moderni valori artistici. Il Maestro (1915-1992) era un uomo modesto nei tratti, schivo nei comportamenti, preciso negli adempimenti professionali e quindi fu artista scrupoloso e privo di enfasi artificiose, composto nella tavolozza, circoscritto nella ispirazione ma ben motivato. Egli iniziò a "pittare" a 13 anni e nel 1928 vinse un Premio dell'Accademia di Belle Arti di Roma dotato di ben ottocento lire! Nel 1956 tenne una mostra personale nell'onusto salone della Vecchia Provincia sotto il patrocinio dell'instancabile Alberto Consarino, benemerito promotor di tanti artisti catanzaresi. Nel 1980, pensionandosi da geometra del Genio Civile (collega coevo nell'attività professionale ed in arte con Eugenio Galiano), si dedicò totalmente all'arte nel suo piccolo atelier vicino alla sua abitazione e consolidò la sua notorietà fra intenditori e pubblico rivelandosi in scenari più ampi sia nel 1972 a Napoli che nel 1981 con una mostra a Torino, città che gli ispirò alcune suggestioni di rilievo, ed a Ferrara dove conseguì il "Trofeo d'Oro". Il 29 aprile 1992 depose per sempre il pennello. Sono molti gli scrittori d'arte che si sono interessati di Parentela. Fra questi, Sharo Gambino ha incentrato con bello stile narrativo il suo ritratto fisico: " Alto, scarnito, nella voce tanta foga e nei larghi gesti delle braccia - tra le dita l'immancabile sigaretta, minuscolo turibolo - tanta passione". E ancora " Vasta fronte, guance scavate, occhio acuto sotto folte sopracciglie, baffi, basettoni e capelli lunghi, un fazzoletto colorato al collo". Più appropriatamente sulla sua arte hanno così dichiarato Carlotta Mandel: "è una pittura onesta e genuina" e Rudy Margara: "linee sicure, profili marcati". L'Archivio dei Valori Artistici di Milano riconosce nelle sue opere "luminosità in rarefatta dimensione spazio - temporale". Il nostro Vincenzo Lamantea della scuola pittorica cortalese, racchiude così la sua riflessione critica:"[in Parentela] le forme si liberano da ogni pesantezza e dalla minuta analisi naturalistica. Le opere lavorate a spatola [hanno] giustezza di valori tonali". Di lui lusinghiere recensioni abbiamo dal giornalista RAI Augusto Giordano e dal il grande accademico di S.Luca Ugo Ortona. Hanno seguito l'iter di Parentela il Giornale d'Italia, la Gazzetta del Sud, il Roma, il Quadrante delle Arti, Il Corriere della Sera, e l'attenta Calabria Letteraria. Molti premi hanno punteggiato il suo percorso artistico. Mi limito a citare il Marc'Aurelio (1974), il Monterosso, il Santa Severina e quello dell'Unione Culturale Calabrese. E' stato socio dell'Accademia dei "500" (dal 1972). Catanzaro è una piccola città di provincia ma non opaca e banale. Fermenti e presenze significative hanno dato slanci e riferimenti che si vanno illuminando con il recupero di Rito, di Pileggi e di Parentela. Siano questi non soltanto gesti riparatori o nostalgici ma composta e duratura voglia di essere a dispetto di noncuranze e disattenzioni dei nuovi villici. Dopo il ritratto di "Vecchio calabrese" di fattura eccezionale per poetico verismo e compostezza, ripartisco la sua storia in tre stagioni. Negli anni Cinquanta prevale un certo tipo di bozzettismo localistico, vedasi il "Mercatino napoletano, il "Venditore di palloncini", la "Vita d'artista" al limite del pittoresco. Dal 1968 al 1973 la sua osservazione lo porta nel tempo moderno connotato dallo spirito inquieto ed angosciante. Vedasi "Il mago", le "Figure con la gonnella al vento", incubo romantico dell'angoscia sottolineata dalla tela "Paesaggio con figura" del 1973. Nell'ultima c'è la consapevolezza di un Paese immerso nella cupa atmosfera dell'industrialismo. Vedasi "Rientro in fabbrica" (1976) e la "Contadina in cucina" (1980). Plasticamente autentico nelle forme proporzionate il "Nudo" del 1975. Ma in tutte le stagioni, nella lenta mutevolezza dello scenario di una quieta città di provincia, Fausto Parentela mostrò salda vocazione, demanio di tecnica, assenza di enfasi modaiole, asciuttezza di temi, sobrietà di scrittura pittorica.
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FAUSTO PARENTELA
l'arte con modestia
di Ivana Talotta. |
Fausto Parentela, ultimo di nove figli, nasce a Catanzaro 1'11 febbraio 1915, vince il suo primo premio di pittura a soli tredici anni, con il "IX Concorso di operosità" indetto dall' Accademia di Belle Arti di Roma nel 1928. Partecipa alla seconda guerra mondiale, di ritorno dal fronte si sposa con Severina Paglia, una maestra elementare, e dal 1946 al 1980 lavora presso l'Ufficio del Genio Civile di Catanzaro. Dipinge da sempre come autodidatta schivo al pubblico ed alle vane glorie, timido e solitario, partecipa a mostre e concorsi sotto la pressante sollecitazione dei famigliari e degli amici. La sua prima mostra ufficiale è del 1956 nel Salone dell' Amministrazione Provinciale di Catanzaro, a questa segue un lungo elenco di mostre, collettive e personali, rassegne, premi conseguiti, tanti e significativi i titoli accademici e le forme di ammirazione e stima per il suo lavoro ottenuti in campo nazionale ed europeo. Dalla fine degli anni sessanta, sarà preoccupazione dello stesso Parentela compiere un minuzioso lavoro di catalogazione di tutte le sue opere compresa l'ultima, eseguita prima della morte avvenuta il29 aprile del 1992, oggi gelosamente conservata dai figli. La sua produzione artistica, catalogata, ha inizio nel 1930, lavorando in casa nei momenti di libertà dalla professione di geometra per la città di Catanzaro e gli impegni di famiglia. Solo nel 1970 si concede uno studiolo in affitto dove poter rimanere solo con le sue "creature", dipingerle e rifinirle, perdendo la cognizione del tempo trascorso in solitaria riflessione sui colori e le forme. "Vasta fronte, guance scavate, occhio acuto sotto folte sopracciglia, baffi, basettoni e capelli lunghi, un fazzoletto colorato al collo, fisico magro asciutto.(...) Era cortese fino ad imbarazzarti, ..." un "sacerdote dell'arte" così lo descrive il suo grande amico ed estimatore Sharo Gambino, che, come molti altri, si rammarica della deludente attenzione attribuita ad un artista tanto cocciuto nell'esaltare l'arte quanto nel rifiuto di servire qualunque messere per arrivare più in alto, uno di quei molti artisti bravi, apprezzati da tutti quelli che hanno avuto il piacere di ammirare i suoi quadri, senza essere stato mai baciato dalla dea bendata o essere entrato nelle grazie di illustre mecenate. Tale esperienza impone una doverosa riflessione su cosa rende un artista "famoso"; la sua grande capacità creativa ed espressiva, o la fortuna di trovarsi al posto giusto, nel momento giusto, in compagnia della persona giusta? Sul lavoro del Parentela molti critici si sono espressi con parole di elogio ed ammirazione per la sua dote innata di descrivere la realtà con coinvolta e travolgente dolcezza e serenità sia di forme sia di colori, in una continua descrizione naturalistica affettuosa così nei ritratti come nei paesaggi o nelle nature morte. Profondo conoscitore -dunque- dell'arte del dipingere, Fausto Parentela attua la sua abilissima tecnica nella concretizzazione di paesaggi dai dotatissimi giochi cromatici, calibrati ed equilibrati nel gusto di una pennellata vigorosa, che pure tanta dolcezza sa trasfondere sulla tela nei mirabili passaggi tonali, armoniosamente fusi ed intelligentemente concepiti nella mente dell'artista che nulla lascia al caso". (Rudy Margara, Dir.del Club del Collezionista, MI 1975); "Un mondo condensato di luminosità quello di Parentela, ove gli stati d'animo sembrano costruire ogni armoniosa composizione, rarefatta nella dimensione spazio-temporale e calata nella liricità di un quotidiano ancor sano, genuino e pulsante d'amore. L'esistenza, quale emblematico sunto di valori umani ancora presenti, è felicemente narrata mediante tonalità cromatiche di gioiosa vitalità e di esultante limpidezza" (Archivio Nazionale dei valori artistici, MI); "...Parentela dipinge per se stesso, s'innamora della sua creatura, s'inebria della loro poesia. La pittura sua non è altro che poesia. " (C. Giordano ); "... si deve ammettere che nell'artista versatile c'è la radice più pura dell'esprimere, e tanto più del fare arte. (...) La sfida fra vero fotografico e vero pittorico è deliziosissima e apprezzabilissima specialmente se si tiene conto che Parentela è anche autore di tele di struggente paesaggismo e di nature morte di graffiante sostanzialità. " (F.Tralli, University North Wost, London 1983); questi alcuni stralci da considerazioni e commenti di professionisti che hanno scritto sull 'artista. Ancora da stralci di giornali su Fausto Parentela e la sua opera hanno scritto: "...mirabile paesaggista, pittore dal gusto popolare, uno schietto interprete del paesaggio calabrese; i suoi non sono tormentosi e tormentati soggetti o psicologici, ma delle serene rappresentazioni della vita quotidiana di provincia. " (Gazzetta del Sud, 30 Dicembre 1956); "Da ogni suo quadro traspare una carica poetica, un acuto spirito di osservazione, una scelta di soggetti, che sono la manifestazione di una raffinata sensibilità. " (La Calabria, 15 Agosto 1971 ); "Parentela è artista che emoziona sia nell' interpretare un paesaggio, sia nel chinarsi su di una natura morta o che dia vita ad una figura umana. " (IL Quadrante delle Arti, Giugno 1972). L' artista catanzarese morto nel 1992, anno in cui m'iscrivevo al Corso di Laurea in D.A.M.S., per amore dell'arte e dei suoi diversi operatori, mi ha sinceramente incuriosito, tanto da decidermi, desiderosa di vedere di persona alcuni dei 1200 quadri rimassi in possesso della famiglia, ad un incontro con il prof. Aldo, figlio dell'artista Parentela. Nella casa ove per tanto tempo visse e lavorò il Parentela si conservano circa 400 opere, di differenti dimensioni, "francobolli" medio grandi, dipinti ad olio, acquerelli, carboncino, pastello. Si sono usati i pennelli, la spatola o la matita .con uguale fluidità nel tratto e conservando il medesimo supporto in cartoncino a volte intelato per rispetto verso le opere dipinte, ciò al fine di preservarle dai deleteri effetti dell'inclemenza del tempo sui colori e sulla tela. I propri lavori, piccoli o grandi che fossero, ricevevano lo stesso trattamento amorevole e gentile di cura quasi filiare; ogni opera, numerata, firmata e catalogata, era abbellita con cornici rigorosamente artigianali, mentre sul retro veniva apposto il titolo, le dimensioni e spesso un ulteriore schizzo. Le opere spaziano da un naturalismo realista ad un sincero espressionismo; in tutti i lavori la natura si svela di luce ed energia propria, gli abitanti delle campagne come quelli delle città diventano parte del tutto, senza perdere l'armonia dei colori e la lucente leggerezza delle pennellate, sempre fresche, vivaci e piene di entusiasmo, così nelle rughe di un vecchio come nel passaggio rapido delle nuvole nel cielo della nostra terra calabra. Artista seppur schivo da qualsiasi compromesso, per falsi e facili applausi, riceve svariati premi e riconoscimenti, ultimo arrivato il "Telegatto Arte" nel 1999 dopo la sua morte. Parentela si è sempre rifiutato con fermezza a qualsiasi svendita della propria arte tant'è che le sue "creature" finivano molto più spesso, con il sorriso sulle labbra e l'animo generoso calabrese regalate a visitatori di passaggio dal suo studio, capaci di emozionarsi, sinceramente interessati al suo lavoro. Sulla preferenza per le dimensioni piccole e molto piccole il figlio chiarisce che era preoccupazione del padre quella che sarebbe stata la collocazione in casa o nello studio dell'opera terminata, inoltre in un foglio normale di 50x60 cm., si potevano realizzare ben 10 opere, per quale motivo accontentarsi di una sola? La sua smania irrefrenabile di dipingere lo impegnava gran parte della giornata e della notte, nell'abitudine di pulire i pennelli del colore residuo sul cartoncino nuovo svelava nelle macchie reconditi paesaggi e volti che pressavano per venir fuori dal grigio anonimato del cartoncino, per prendere le forme e i colori con una rinnovata freschezza e bellezza, instancabilmente colmo di immagini dalla memoria che spingevano e gli urlavano dentro in una vulcanica frenesia di fa.re e sconfiggere la rapidità del susseguirsi delle ore e dei giorni inclementi. L'unico suo cruccio era la necessità di far continuare in famiglia l'amore per l'arte e la pittura, con il figlio Aldo, che non sentì mai il fremito incontrollabile dell'Arte, così come Fausto l'aveva ereditata dal fratello maggiore Guido (1900/1974), pittore per professione "schiavo" per necessità delle richieste e del gusto del cliente di turno, mentre Fausto grazie ad una maggiore indipendenza economica, potè spaziare e liberare la sua vena artistica a suo piaci mento senza vincolo alcuno. Le opere a mio giudizio di bellezza e freschezza nei colori luminosi, pregevoli nella forma e nel tratto, creazioni di indubbia capacità e grandezza artistica, sono state numerose: "II vasaio" (0Iio,65x37, 1983) di memoria fiamminga; la "Natura morta" con fichidindia (0Iio,32x27, 1968) di un realismo fotografico; I' "Inverno" (0Iio,32x27, 1980) con sensibilità affine alla Scapiglaura; oppure lo "Studio di mani", il "subbacqueo", la "Sinfonia" (0Iio,50,5x71, 1970) di grande modernità espressionista; senza dimenticare i molti volti scavati e rugosi di anziani che continuano a vivere immortalati come in una fotografia intrisa di emozioni vere, come per "le comari" (olio, 19,3x20, 1974). Sono felice di aver potuto apprezzare parte del grande lavoro di una vita vissuta per l'arte di un bravo artista calabrese, che visse, lavorò e morì quasi sconosciuto alla sua gente ed ignorato dai più se non fosse per i premi e i riconoscimenti ricevuti dal resto dell'Italia e dell'Europa. Il mio prossimo impegno con il defunto Fausto Parentela, e la famiglia, sarà quello di ospitare una piccola mostra nella nuova sede dell'Associazione Centro Studi Bruttium, e con gli altri artisti calabresi di tenere gli occhi, le orecchie e il cuore aperti ed attenti nello scoprire e promuovere, aiutata dalla rivista "Ciminiera" e dal "C.S.B.", i NOSTRI artisti nella NOSTRA terra, per troppo tempo verso gli stessi sorda e cieca.
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